Categorie
Uncategorized

Benvenuta RogerVax!

Le parole della presidente di RogerVax, Valeria Manfredi
Video completo della nostra serata di presentazione
  • Serata di presentazione
  • Serata di presentazione
  • Serata di presentazione
Categorie
news

Sintesi dei principali contenuti riportati nel verbale dell’assemblea dei soci (5 aprile 2024)

Categorie
Pillole

Il morbillo

Il morbillo è una malattia infettiva esantematica acuta causata da un virus a RNA della famiglia dei Paramyxoviridae. Il morbillo è diffuso su tutto il pianeta e l’uomo è l’unico ospite naturale.

Prima degli anni 60 quando non esisteva il vaccino e il morbillo, a livello mondiale, provocava circa 2 milioni e mezzo di morti ogni 2-3 anni in concomitanza di ondate epidemiche. Con l’introduzione della vaccinazione si è verificata una notevole diminuzione dell’incidenza del morbillo nel mondo. 

Purtroppo, non in tutti i Paesi del mondo è diffusa la pratica vaccinale tant’è che la maggior parte dei morti si verifica nei paesi poveri. Ciò è legato in minima parte alle condizioni igienico sanitarie ma è dovuto principalmente alla mancanza di programmi di vaccinazione diffusi su tutto il territorio. Ne consegue che una grossa fascia di popolazione in questi paesi non ha accesso alla pratica vaccinale.

Se a ciò si aggiunge che anche nei Paesi occidentali esistono sacche di renitenza al vaccino l’eradicazione della malattia resta ancora difficile da perseguire. Per eradicare il morbillo è necessario interrompere la trasmissione endemica in una determinata area geografica e la si può ottenere eliminando sia le sacche di renitenza sia introducendo la vaccinazione laddove non è ancora presente. In caso contrario dovremmo sempre fare i conti col rischio morbillo. In precedenza, nel 2000, nel nord America il morbillo era stato debellato ma dato che oggi gli spostamenti degli individui sono rapidi e diffusi, la presenza del morbillo è ricomparsa. Va anche sottolineato che il COVID-19 ha aumentato il rischio di epidemie di morbillo per mancate vaccinazioni antimorbillo durante il periodo pandemico.

Il morbillo è estremamente contagioso. Circa 9 persone su 10 che non sono protette (non vaccinate o sottovaccinate) si infetteranno in seguito all’esposizione al virus del morbillo.

I bambini sotto i 5 anni di età sono quelli maggiormente a rischio di gravi complicazioni dovute al morbillo, tra cui polmonite, encefalite e morte. Il morbillo può anche esporre i bambini a un rischio maggiore di altre malattie infantili mortali come la polmonite, le malattie diarroiche e la meningite perché il virus può distruggere parti del sistema immunitario esistente, abbassando la protezione contro altri agenti patogeni.

Trasmissione e sintomi

Il morbillo è altamente contagioso. Il 90% delle persone suscettibili esposte a una persona infetta contrae la malattia. Il picco d’incidenza avviene verso la fine dell’inverno e a primavera. Ci si contagia attraverso le secrezioni nasali e faringee e le goccioline respiratorie che si diffondono nell’aria quando il malato presenta tosse o starnutisce.  Il virus rimane infettivo nell’aria e sulle superfici infette fino a due ore il che significa che se un infetto nell’atto di starnutire si copre il naso con la mano e poi apre una porta, il virus per due ore rimane su quella maniglia. Se un individuo suscettibile (vaccinato o ha già fatto la malattia) tocca quella maniglia si può infettare.

Il periodo di incubazione (tempo tra entrata del virus nel nostro corpo e comparsa dei sintomi) varia da 7 a 18 giorni. I sintomi iniziali  sono aspecifici: tosse, rinite, congiuntivite e febbre che può anche raggiungere e superare i 40°. Dopo due / quattro giorni appare l’eruzione cutanea caratteristica, inizialmente sul viso e sul collo e successivamente su tutto il resto del corpo. L’esantema dura da tre a sette giorni e poi scompare.

Circa due terzi delle persone con morbillo presenta delle lesioni bianco-bluastre (macchie di Koplik), leggermente rilevate, di 2-3 mm di diametro sulla mucosa della guancia qualche giorno prima della comparsa dell’eruzione cutanea

Diagnosi

Si basa sui sintomi spesso abbastanza chiari. In caso di dubbi la conferma della diagnosi si può avere attraverso la ricerca nel siero di anticorpi IgM specifici diretti contro il virus del morbillo.

Complicanze

La maggior parte delle persone guarisce entro due-tre settimane, non sempre però la situazione evolve così positivamente. In diversi casi il morbillo può provocare gravi complicanze e anche la morte. Le complicanze arrivano fino al 30% dei casi (o una percentuale ancora più elevata nei Paesi poveri). I bambini sotto i 5 anni di età, gli adulti che non sono vaccinati o non hanno mai avuto il morbillo, le donne in gravidanza e le persone con deficit immunitari hanno il rischio maggiore di complicanze. 

Le complicanze sono:

la polmonite (che può complicare 1- 6% dei casi), e l’encefalite acuta (0,1% o 1 caso su 1000) per citare le più gravi e potenzialmente letali. Altre complicanze sono l’otite media, la laringotracheobronchite, la cheratite, la trombocitopenia (diminuzione delle piastrine). Un quarto dei casi complicati da encefalite acuta ha esiti permanenti a livello neurologico. C’è anche una complicanza che può insorgere a distanza di tempo: la panencefalite sclerosante subacuta una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale, che insorge in media sette anni dopo l’infezione. Si può presentare con un deterioramento delle facoltà mentali e convulsioni. Viene riportata con una frequenza da 4 a 11 casi per 100.000 casi di morbillo e con una frequenza maggiore (18/100.000) quando l’infezione primaria è stata acquisita prima dei 5 anni di età. 

C’è anche un effetto che il morbillo determina: il sistema immunitario dei bambini non vaccinati contro il morbillo, a distanza di mesi dalla malattia, mostra un indebolimento che li rende potenzialmente suscettibili ad altre infezioni. Tale effetto non si verifica nei bambini vaccinati.

Terapia

Non esiste un trattamento antivirale specifico per il morbillo; la terapia è solo di supporto. 

Prevenzione

Per prevenire il morbillo è disponibile un vaccino vivo attenuato efficace, poco costoso e con un profilo di sicurezza molto elevato. Il vaccino è in forma combinata con le componenti antirosolia e antiparotite (vaccino MPR) o con le componenti antirosolia, antiparotite e antivaricella (MPRV). 

Sono necessarie due dosi di vaccino: la prima dose è somministrata attorno ai 12 mesi di vita compiuti, la seconda dose a 5 anni di età. L’offerta di due dosi è in grado di proteggere verso il morbillo oltre il 90% dei vaccinati. Non si vaccina prima dei 12 mesi di vita perchè la presenza di anticorpi neutralizzanti materni renderebbe inefficace la vaccinazione. Per questo motivo la vaccinazione effettuata sotto l’anno di età è considerata nulla. Le controindicazioni alla vaccinazione sono una precedente reazione allergica grave al medesimo vaccino, un deficit immunitario e la gravidanza. 

Il motivo per cui un soggetto con deficit immunitario (per terapie farmacologiche immunosoppressive o patologie del sistema immunitario come l’AIDS, tumori in fase attiva, TBC, o immunopatologie congenite) non può essere vaccinato è che si tratta di un virus vivo se pur attenuato e se somministrato ad una persona con deficit immunitario potrebbe anche scatenare la malattia anziché prevenirla.

Non si vaccina se è in atto febbre o una patologia acuta. In tal caso la vaccinazione si rimanda a guarigione avvenuta.

Nel caso siamo stati a contatto con una persona affetta da morbillo il vaccino se somministrato entro 72 ore protegge dall’infezione.

Vaccinare su larga scala permette la protezione di gregge che evita la circolazione del virus e protegge anche coloro che per motivi clinici non possono essere vaccinati. La vaccinazione è alla base della possibilità di eradicare la malattia a livello globale come è avvenuto negli anni 70 con il vaiolo. 

Effetti avversi del vaccino

Reazioni nel punto di iniezione come dolore, indurimento, arrossamento. Febbre a distanza di alcuni giorni, eruzione cutanea simile al morbillo, non contagiosa, in alcuni casi vomito e diarrea. In alcuni casi può esserci una riduzione temporanea delle piastrine, il più delle volte asintomatica. Reazioni gravi come l’encefalite e l’anafilassi sono estremamente rare. Possiamo considerare il vaccino molto sicuro. Non esiste una correlazione con l’autismo e questo è stato dimostrato da molte ricerche scientifiche; quindi, è una paura immotivata che non ha alcun senso. Farsi condizionare da tali paure può davvero mettere a rischio la salute dei bambini.

Situazione epidemiologica attuale

L’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) nel documento “Measles on the rise in the EU/EEA: Considerations for public Health Response” ci dice che nel 2023, sono stati osservati aumenti significativi del numero di casi ed epidemie di morbillo a livello globale, come in 40 dei 53 Paesi della regione europea e in almeno 10 Paesi dell’UE/SEE. I casi di morbillo con tutta probabilità continueranno ad aumentare nei prossimi mesi a causa della copertura vaccinale non ottimale in numerosi paesi, dell’elevata probabilità di importazione da aree ad alta circolazione e che ci si avvia verso il picco stagionale del virus. I dati mostrano che tra gennaio e l’inizio di febbraio 2024 il numero di paesi dell’UE/SEE che hanno segnalato casi di morbillo è aumentato. Sono stati segnalati almeno 7 decessi in 2 paesi. 

E’ probabile che il lockdown nella pandemia, durante il periodo più favorevole alla trasmissione del virus del morbillo, abbia impedito la diffusione dello stesso; i livelli di vaccinazione però sono calati drasticamente, ragione per la quale ora pare riprendere la sua diffusione ed occorre essere preparati proseguendo nel vaccinare i bambini alle età indicate. Nel 2022 infatti i casi di morbillo sono aumentati del 18% rispetto al 2021. A livello globale il tasso di copertura vaccinale della prima dose è all’83%, della seconda dose al 74%, ancora ben al di sotto della copertura del 95% con due dosi necessaria per proteggere le comunità. In provincia di Bergamo la copertura è vicina al 95% ed evitare che il dato si abbassi è fondamentale per evitare epidemie.

Le epidemie di morbillo si portano appresso un aumento della mortalità: lo scorso anno i decessi per morbillo a livello globale sono aumentati di oltre il 40%.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e i Centri statunitensi per il Controllo e la Prevenzione delle malattie (Cdc) hanno dichiarato che il morbillo, nel 2022, ha colpito nove milioni di bambini con 136.000 morti, soprattutto nei Paesi più poveri. Cerchiamo di evitare con una semplice iniezione di tramutare la vita di un bambino in una tragedia.

informazioni validate da un medico esperto

Categorie
news

Convocazione Assemblea ordinaria

Categorie
Pillole

Le vaccinazioni nel viaggiatore

Chi ha programmato una vacanza in un paese extra europeo deve essere al corrente dei rischi alla salute in cui potrà incorrere. Tali rischi dipendono essenzialmente dal clima, dal livello qualitativo dei servizi sanitari presenti in una determinata destinazione, dalla presenza di malattie infettive specialmente quelle connesse alla trasmissione attraverso vettori (mosche, zanzare ecc.) o dovute ad inadeguate se non addirittura carenti condizioni igienico sanitarie (mancanza di acqua potabile, sistemi di fognatura ecc.). 

Vi sono poi altre condizioni di rischio legate alla criminalità, al terrorismo, all’incidentalità stradale, alla presenza di animali pericolosi che vanno sempre tenute presenti quando si organizza un viaggio. 

Quindi per evitare che un viaggio esiti in un dramma è opportuno informarsi adeguatamente con un certo anticipo e essere a conoscenza delle norme comportamentali e degli eventuali vaccini che riducono il rischio di subire dei danni alla salute.

Un altro aspetto che va considerato quando ci rechiamo in un paese di fuori della comunità europea è la copertura sanitaria  perché potremmo essere costretti a far fronte a spese non indifferenti anche per problematiche sanitarie non prevedibili. Un classico esempio è un intervento d’urgenza per appendicite per il quale, in mancanza di copertura assicurativa, potreste arrivare a spendere negli Stati Uniti cifre superiori ai 15.000 euro. 

Vale la pena rischiare o è meglio provvedere con una adeguata assicurazione?

Ma vediamo quali sono le principali malattie infettive in cui potremmo incappare viaggiando.

Per prima la malaria. La malaria è causata da un parassita (protozoo del genere Plasmodium) che infetta comunemente una varietà di zanzara (Anopheles) che si nutre di sangue umano.

E’ diffusa in vaste aree del mondo in particolare nell’Africa sub sahariana, penisola indiana e sud est asiatico.

I parassiti della malaria capaci di contagiare l’essere umano sono essenzialmente 4: Plasmodium falciparum, Plasmodium vivax, Plasmodium ovale, Plasmodium malariae, che danno forme diverse di malaria. Il più pericoloso è il falciparum che spesso è resistente ai farmaci e dà forme di malaria maligna.

Per la malaria non esiste vaccino ma solo una profilassi farmacologica e accorgimenti comportamentali (indossare abiti di colore chiaro con maniche e pantaloni lunghi che coprano la maggior parte del corpo; applicare sulla cute repellenti per insetti, alloggiare e dormire preferibilmente in ambienti dotati di condizionatori d’aria o di zanzariere alle finestre o in alternativa di zanzariere da letto). I farmaci preventivi variano in relazione all’età, al tipo di rischio malarico (un conto è fare un safari altro è andare in una città) e alle condizioni sanitarie del viaggiatore. 

La profilassi va assunta prima di iniziare il viaggio, durante lo stesso e continuata al ritorno (per le informazioni specifiche è opportuno rivolgersi al medico o ai centri per i viaggiatori internazionali presenti nelle aziende socio sanitarie).

Altra malattia trasmessa dalla zanzara Aedes è la febbre gialla. Si chiama così perché tra i sintomi può dare  l’ittero. E’ una patologia che può essere mortale in percentuali molto elevate. E endemica nelle aree tropicali dell’Africa, dell’ America centrale e meridionale. 

Fortunatamente esiste un vaccino costituito dal virus vivo attenuato della febbre gialla da somministrare in dose unica che dura tutta la vita. Va fatto ovviamente prima di partire (almeno 10 giorni) per dare tempo al sistema immunitario di sviluppare anticorpi. Alcuni paesi richiedono l’obbligo di vaccinazione e difatti esiste un certificato internazionale da esibire all’ingresso di tali paesi.  

La zanzara Aedes trasmette altre infezioni: la Dengue, una malattia virale endemica in numerosi paesi dell’Africa, America, Sud e Sud Est Asiatico, Pacifico occidentale e casi di importazione associati a viaggi sono frequentemente riportati in Europa. Nella maggior parte dei casi l’infezione si presenta in forma asintomatica o blanda ma si possono verificare forme gravi, talora con esito fatale. Esiste un vaccino attualmente indicato in persone che hanno già avuto una pregressa infezione da virus Dengue che stanno per intraprendere un viaggio in aree endemiche, per le quali una reinfezione sarebbe pericolosa. Ha una protezione di circa l’80% e può essere fatta dopo i 4 anni di vita. Non va fatta in gravidanza.

La zanzara Aedes trasmette un’altra malattia virale, l’infezione da virus Zika. Nella maggior parte dei casi non dà luogo a sintomi gravi, spesso è asintomatica. Il rischio è presente quando viene contratta in gravidanza perché può determinare la sindrome congenita da virus Zika caratterizzata da gravi anomalie cerebrali e altri difetti congeniti, oppure causare un aborto spontaneo. Non esiste un vaccino per cui rimangono solo le misure comportamentali.  Alcuni casi sono comparsi anche in Europa, pare dovuti alla zanzara tigre.

La Tripanosomiasi africana umana detta la malattia del sonno è una malattia parassitaria dovuta a protozoi appartenenti al genere Trypanosoma, trasmessi all’uomo dalla puntura della mosca tse-tse. Le mosche tse-tse si trovano solo nell’Africa sub-sahariana.

La malattia decorre generalmente in modo cronico. Una persona può restare infetta per mesi o addirittura anni senza accorgersene in quanto asintomatica o manifestare sintomi simili all’influenza (mal di testa, febbre, dolori articolari). Quando si rendono evidenti i sintomi più gravi della malattia il paziente si trova spesso in uno stadio avanzato che interessa il sistema nervosa centrale: segni neurologici o psichiatrici, quali scarsa coordinazione motoria, disorientamento, convulsioni e disturbi del sonno. La diagnosi deve essere effettuata il più precocemente possibile e in ogni caso prima dello stadio neurologico per evitare procedure di cura difficili e rischiose dovute agli effetti avversi dei farmaci utilizzati.

Altro gruppo di malattie infettive sono quelle trasmesse per via oro fecale attraverso l’acqua e gli alimenti: diarrea del viaggiatore, amebiasi, e quelle più conosciute come il colera, l’epatite virale A ed E, il tifo.

La diarrea del viaggiatore è il problema sanitario più frequente nei  viaggiatori specie coloro che soggiornano in un’area con scarsi standard igienici. La diarrea può essere accompagnata da nausea, vomito, crampi addominali e febbre. Può essere dovuta a batteri, virus e parassiti. Generalmente non è grave ma può dare disidratazione per perdita di liquidi e nei bambini piccoli o anziani già debilitati non è auspicabile. Ovviamente pur non essendo grave ci rovinerebbe quei pochi giorni di vacanza. Bere solo acqua in bottiglia (anche per lavarsi i denti), evitare di mettere ghiaccio nelle bibite, evitare cibi crudi o poco cotti e creme o salse non confezionate, sono gli accorgimenti da usare.

L’amebiasi è dovuta ad un parassita che ingerito con gli alimenti dà luogo a dissenteria, dolori addominali e, in alcuni casi, attraversa la parete intestinale dando luogo ad ascessi a livello epatico. Si cura attraverso specifici farmaci. 

Colera, epatite A e febbre tifoide sono le malattie a trasmissione oro fecale per le quali abbiamo a disposizione i vaccini. Anche se veniamo vaccinati non vanno comunque tralasciate le norme comportamentali di tipo alimentare descritte per la diarrea del viaggiatore. Si presentano spesso in forma epidemica e sono diffuse nei paesi con scarse condizioni igienico sanitarie. Il batterio del colera può sopravvivere anche in acqua marina quindi è rischioso mangiare pesce crudo o molluschi non cotti nei paesi in cui è endemico. La vaccinazione contro il colera (per via orale) si può fare dopo i 2 anni di vita. Il vaccino contro il tifo (per via orale) si può fare dopo i 5 anni di vita, quello dell’epatite A (intramuscolare) dopo l’anno di vita.

Altro gruppo di malattie sono le virali emorragiche: malattia da virus Ebola, malattia da virus Marburg, febbre di Lassa. Il nome deriva dal luogo in cui sono state isolate la prima volta (Ebola ad es. è un fiume dell’Africa Centrale, in Congo). Purtroppo sono malattie ad elevata letalità. 

L’origine del virus Ebola è sconosciuta ma i pipistrelli della frutta e alcuni tipi di scimmia sono considerati i probabili ospiti naturali del virus Ebola. Ci si infetta attraverso il contatto con sangue, secrezioni, organi o altri fluidi corporei di animali infetti e l’uomo infettato può a sua volta infettare altre persone. Pare che le persone addette alle operazioni di seppellimento dei morti da Ebola, in passato abbiano innescato epidemie devastanti contagiandosi attraverso i fluidi corporei dei cadaveri. La contagiosità da contatto con fluidi corporei è infatti elevatissima. Medici ed infermieri che trattano pazienti infetti si vestono con tute a chiusura ermetica e caschi collegati ad ossigeno per evitare di contagiarsi. I fenomeni emorragici cutanei e viscerali compaiono in oltre la metà dei pazienti, in genere dopo una settimana preceduta da altri sintomi come febbre, diarrea, dolori muscolari, vomito. Vi sono abbondanti perdite di sangue a carico del tratto gastrointestinale (ematemesi e melena) e urinario, petecchie, epistassi, emorragie sottocongiuntivali e gengivali, uterine. Nella fase terminale il quadro clinico è caratterizzato da shock ipovolemico e sindrome da insufficienza multi-organo. La mortalità è elevatissima (fino al 90%) e non esistono tuttora cure efficaci, anche se è in fase di studio un vaccino.

La malattia da virus Marburg dovuta ad un virus molto simile all’Ebola è presente nelle stesse aree (il nome trae in inganno essendo Marburg in Germania. Lì si verificò nel 1967 un caso che colpì un ricercatore che lavorava in un laboratorio di ricerca. Si innescò una piccola epidemia con 31 casi e 7 decessi). Anch’essa ha un’elevata mortalità.

Questa breve rassegna ci suggerisce che nel momento in cui si decide di fare un viaggio in determinati paesi occorre informarsi, non dal vicino di casa ma dal proprio medico e poi presso le strutture sanitarie che sono anche aggiornate sulla presenza di epidemie in un determinato periodo. Per altri rischi non sanitari e le eventuali vaccinazioni richieste obbligatoriamente dagli Stati si può consultare il sito del ministero degli Esteri Viaggiare Sicuri.

Evitiamo di fare viaggi “esotici” se abbiamo bambini piccoli o se si è in gravidanza. Se per altri motivi si è costretti a partire pensiamo dunque a come proteggerci e non attendiamo pochi giorni prima della partenza a richiedere vaccinazioni o farmaci. 

informazioni validate da un medico esperto

Categorie
Pillole

Vaccini, allergie e malattie autoimmuni

Una delle più frequenti obiezioni alla pratica vaccinale sostenute da ambienti cosiddetti no vax è che i vaccini provochino un incremento delle allergie e delle malattie autoimmuni.

Questa loro opinione deriva dal seguente ragionamento: negli ultimi decenni c’è stato un notevole aumento delle allergie nei bambini e nello stesso periodo è aumentato il numero di vaccini prodotti e somministrati secondo i vari calendari vaccinali. Conseguentemente, sempre secondo loro, le vaccinazioni determinano un incremento delle allergie e delle malattie autoimmuni.

In realtà non esistono prove o studi scientifici al riguardo. Anzi, la notevole mole di studi effettuati (che riporto per dovere informativo qui sotto), hanno smentito il rapporto tra vaccinazioni ed insorgenza di allergie.

Vaccinazione antipertosse e successivo sviluppo di allergie (Svezia, bambini nati nel 1992) Nilsson 1998

Vaccinazione antipertosse e successivo sviluppo di asma (Regno Unito, bambini nati nel periodo 1991-1992) Henderson 1999

Vaccinazioni e successivo sviluppo di allergie (studio internazionale) Anderson 2001

Vaccinazioni e successivo sviluppo di asma (Stati Uniti, 1991-1997) Destefano 2002

Vaccinazioni e successivo sviluppo di asma (Stati Uniti, bambini nati nel periodo 1991-1994) Mullooly 2002

Malattie allergiche e asma in relazione allo stato vaccinale (Olanda, bambini di età 8-12 anni) Bernsen 2006

Vaccinazioni e successivo sviluppo di allergie e asma (Australia, soggetti nati nel 1961) Nakajima 2007

Vaccinazioni e sviluppo precoce di allergie (bambini di 12 Paesi, età 11.5-25.5 mesi) Grüber 2008

Ruolo del morbillo e della vaccinazione antimorbillo nello sviluppo delle malattie allergiche (bambini di 5 Paesi europei, età 5-13 anni) Rosenlund 2009

Vaccinazione antipertosse e successivo sviluppo di asma in bambini nati nel periodo 1993-1997, Gran Bretagna Spycher 2009

Associazione tra vaccinazioni in età pediatrica e allergia e asma in età adulta (adulti australiani vaccinati in età pediatrica) Matheson 2010

Malattie allergiche e asma in relazione allo stato vaccinale (Germania, bambini di età 0-17 anni) Schmitz 2011

Vaccinazione antipertosse e successivo sviluppo di asma in bambini svedesi nati nel periodo 1994-1994 Vogt 2014

Uno studio in particolare fu fatto dopo la riunificazione tedesca nel 1989. Comparando i dati vaccinali si scoprì che i bambini tedeschi prima della riunificazione avevano livelli differenti di copertura vaccinale: nella Germania Est la percentuale dei vaccinati era decisamente più alta che nella Germania Ovest.

Se le vaccinazioni favorissero le allergie ci saremmo dovuti aspettare una maggior prevalenza di bambini allergici nella Germania Est. Invece si è scoperto esattamente il contrario: gli allergici erano più numerosi a Ovest (Schneeweiss 2008). 

Se andiamo a vedere quali siano i farmaci che possono determinare fenomeni allergici troviamo, per citare i più frequentemente implicati, antibiotici, antinfiammatori non steroidei, allopurinolo, acido acetilsalicilico, antiaritmici, antipsicotici, mezzi di contrasto usati in radiologia. Verrebbe quindi da chiedersi il perché vi sia questa paura nei confronti dei vaccini. Peraltro i vaccini non rientrano nemmeno tra i primi 20 farmaci prescritti od utilizzati nel nostro paese.

Una delle preoccupazioni più frequenti da parte dei genitori è la possibilità che i bambini possano sviluppare un’allergia al vaccino o a uno dei componenti del vaccino. A parte che una reazione allergica ad un vaccino o ad una delle sue componenti è estremamente rara, potremmo rispondere che esistono anche le allergie alimentari ben più frequenti e diffuse. Eppure nessun genitore si pone problemi nel dare del cibo ai propri figli. Paradossalmente mangiando si rischia di più che non ricevere un vaccino.

Per quanto riguarda il rapporto causale tra vaccini e malattie autoimmuni gli studi scientifici lo smentiscono in modo categorico. Al contrario, sono le infezioni che slatentizzano i meccanismi autoimmuni e le conseguenti patologie. Le infezioni rappresentano peraltro una rilevante causa di morbosità e mortalità nei pazienti già affetti da patologie autoimmuni. Anche nei soggetti con patologie autoimmuni pertanto è consigliabile la vaccinazione anche se va considerato l’eventuale utilizzo di farmaci immunosoppressivi che potrebbero ridurre l’efficacia di un vaccino per cui lo stesso andrebbe somministrato in fase di remissione o stabilità clinica della malattia.

Le stesse società scientifiche consigliano la vaccinazione.

A titolo di esempi, visto il periodo incombente della circolazione dell’influenza, si riportano le indicazioni della Società Europea di Reumatologia relative al vaccino antinfluenzale:

1) Il vaccino influenzale è fortemente raccomandato nella maggioranza dei pazienti con malattie reumatologiche. E’ consigliabile vaccinare anche i contatti stretti.

2) Per i pazienti con malattie reumatologiche sono valide tutte le raccomandazioni esistenti per la popolazione generale (ad es. allergie, disturbi della coagulazione, ecc.)

3) La risposta si è dimostrata protettiva nei pazienti con artrite reumatoide (AR)), lupus eritematoso sistemico, sclerosi sistemica e vasculiti ANCA-correlate, anche in trattamento con farmaci biologici

4) L’efficacia è ridotta nei pazienti con AR trattati con rituximab. L’efficacia è ridotta ma soddisfacente nei pazienti trattati con tofacitinib+methotrexate. Si può valutare la sospensione del methotrexate 2 settimane prima del vaccino per aumentare l’efficacia del vaccino

5) La maggior parte dei farmaci anti-reumatici che assumono i pazienti con malattie reumatologiche hanno livelli di immunosoppressione trascurabile e lievi/moderati, che non interferiscono significativamente sugli effetti dei vaccini.

In considerazione dell’inizio della campagna vaccinale contro il covid va sottolineato che  non esistono evidenze di  riacutizzazione delle malattie autoimmuni in chi ha  ricevuto il vaccino anti Covid-19.  Anzi, l’infezione da Covid-19 può causare una riacutizzazione della malattia autoimmune.

Con ciò non si vuole negare che possano esistere effetti avversi di tipo autoimmune con la somministrazione di un vaccino. La trombocitopenia idiopatica è un possibile effetto avverso dopo vaccinazione per MPR (morbillo parotite rosolia). La sua frequenza è di 1 caso ogni 30.000 bambini vaccinati, mentre il rischio di trombocitopenia dopo infezione di rosolia è di 1 caso ogni 3.000 e dopo infezione di morbillo è di 1 caso ogni 6.000. E’ comunque una condizione temporanea di cui nella maggior parte dei casi non ci si accorge.

Esiste inoltre una poliradicoloneuropatia autoimmune, La sindrome di Guillain-Barré, che inizia di solito agli arti inferiori con remissione completa o quasi completa nella maggior parte dei casi. Essa è scatenata da una precedente infezione batterica o virale ed è considerata quindi un esempio di una malattia autoimmune post-infettiva. ’Institute of Medicine ha concluso che non ci sono prove a sostegno di un nesso causale tra i vaccini del morbillo, parotite, rosolia, varicella, HAV, HBV, HPV, difterite, tetano, pertosse acellulare e l’insorgenza della sindrome di Guillain-Barré. Se si vuol leggere lo studio il riferimento è: Institute of Medicine of the National Academies (2012) Adverse effects of vaccines. Evidence and causality. National Academies Press, Washington, pp 435–503.

Esistono markers che ci possono dire se una persona svilupperà una malattia autoimmune?  Vanno prese in considerazione l’età, la familiarità, il sesso (le malattie autoimmuni sono più frequenti nel sesso femminile), l’uso di farmaci, l’ambiente e la genetica. Relativamente a quest’ultima, se da un lato è in grado di identificare i soggetti a rischio di malattia autoimmune, non consente di selezionare tra questi coloro che effettivamente svilupperanno la malattia, pertanto escludere dalla vaccinazione i soggetti sani anche se con una genetica a rischio è sbagliato perché le malattie autoimmuni si svilupperanno poi in una minima parte di tali persone.

Non vaccinare peraltro espone le persone geneticamente a rischio ad un’elevata probabilità di contrarre l’infezione da agenti infettivi, con rischio di sviluppare gravi complicanze autoimmuni e non autoimmuni.

In conclusione, anche se siete allergici o avete malattie autoimmuni, il consiglio è di affidarvi in tutta tranquillità ai centri vaccinali del sistema sanitario che sono in grado di fare una corretta valutazione della vostra situazione e consigliarvi al meglio per salvaguardare la vostra salute.

informazioni validate da un medico esperto

Categorie
privacy

Estratto informativa ai sensi delle vigenti disposizioni sulla privacy

Gentilissim*,

ai sensi dell’art. 13 del D.lgs. n. 196/2003 (Codice della Privacy) aggiornato e coordinato dal D.Lgs.
101/2018 al Regolamento UE 2016/679 “General Data Protection Regulation” (GDPR),
l’associazione ROGERVAX-ODV la informa che nel trattamento dei dati personali di cui entrerà in
possesso saranno rispettati i principi di correttezza, liceità e trasparenza a tutela delle libertà e dei
diritti degli interessati. La informa, inoltre, di quanto segue:

  1. FINALITA’ DEL TRATTAMENTO DEI DATI.
    Il trattamento è finalizzato unicamente per la realizzazione delle finalità istituzionali promosse
    dall’associazione stessa nei limiti delle disposizioni statutarie previste e in conformità a quanto
    stabilito dal regolamento europeo (GDPR) 2016/679 e dal D.lgs. n. 196/2003, aggiornato e
    integrato dal D.Lgs. 101/2018.
    In sintesi, il trattamento dei dati personali forniti e/o desunti con la navigazione nel sito internet è
    svolto con la finalità di:
     consentire la gestione degli associati, delle donazione che vengono effettuate, l’erogazione
    dei servizi riservati agli utenti registrati, o per operazioni a ciò strumentali.
     fornire notizie di interesse sulle attività svolte dalla nostra organizzazione e dai nostri partner
    in Italia e all’estero (via e-mail, posta e/o sms e/o contatti telefonici).
    Inoltre, i dati forniti saranno trattati per finalità antifrode (come previsto dalla direttiva UE 2015/2366
    e successivi aggiornamenti).
  2. MODALITA’ DEL TRATTAMENTO DEI DATI.
    Il trattamento dei dati personali sarà effettuato con o senza il supporto di strumenti elettronici o
    comunque automatizzati e potrà consistere, oltre che nella loro raccolta, nella loro registrazione,
    conservazione, modifica, comunicazione, cancellazione.
    Tutti i dati personali trattati da ROGERVAX-ODV sono adeguatamente protetti, come previsto dalla
    normativa vigente e per il tempo strettamente necessario al soddisfacimento delle finalità.
    Il trattamento è svolto dal titolare e/o dagli incaricati del trattamento.
  3. CONFERIMENTO DEI DATI.
    Il conferimento di dati personali è strettamente necessario ai fini dello svolgimento delle attività di
    cui al punto 1.
  4. RIFIUTO DI CONFERIMENTO DI DATI.
    L’eventuale rifiuto da parte dell’interessato di conferire dati personali nel caso di cui al punto 3
    comporta l’impossibilità di adempiere alle attività di cui al punto 1.
  5. COMUNICAZIONE DEI DATI.
    I dati personali saranno a conoscenza degli incaricati del trattamento e possono essere comunicati
    per le finalità di cui al punto 1 a collaboratori esterni e, in genere, a tutti quei soggetti cui la
    comunicazione si riveli necessaria per il corretto adempimento delle finalità indicate nel punto 1.
  6. DIFFUSIONE DEI DATI.
    I dati personali non sono soggetti a diffusione.
  7. TRASFERIMENTO DEI DATI ALL’ESTERO.
    I dati personali possono essere trasferiti verso Paesi dell’Unione Europea e verso Paesi terzi
    rispetto all’Unione Europea nell’ambito delle finalità di cui al punto 1.
  8. DIRITTI DELL’INTERESSATO.
    Come previsto dall’art. 13, e da artt. 15 a 22 del Regolamento UE 2016/679, le ricordiamo che ha il
    diritto di richiedere a ROGERVAX-ODV l’accesso ai suoi dati personali, la rettifica, la cancellazione
    degli stessi (laddove applicabile) o la limitazione del trattamento. Ha altresì il diritto di revocare
    l’autorizzazione al trattamento dei dati per cui ha espresso il consenso, nonché il diritto di proporre
    reclamo alla Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali.
    Può esercitare i Suoi diritti con richiesta scritta inviata a ROGERVAX-ODV all’indirizzo postale della
    sede legale o all’indirizzo mail reperibili sul sito web dell’associazione www.rogervax.org – .
  9. TITOLARE DEL TRATTAMENTO.
    Titolare del trattamento è l’associazione ROGERVAX-ODV, con sede in Clusone (BG). Responsabile
    del trattamento è la Signora Valeria Orestina Manfredi.
    La normativa completa sulla privacy è disponibile ai seguenti indirizzi:
     Link regolamento generale sulla protezione dei dati “Regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento
    Europeo e del Consiglio del 27 Aprile 2016” noto come GDPR (General Data Protection Regulation):
    https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32016R0679
     Link D.Lgs. 18/8/2018 n. 101 “Modifiche codice privacy ”:
    https://www.unich.it/sites/default/files/dlgs-del-10082018-101-privacy.pdf
     Link D.Lgs. 30/6/2003 n. 196 “Codice privacy” aggiornato
    https://www.garanteprivacy.it/documents/10160/0/Codice+in+materia+di+protezione+dei+dati+personali
    +%28Testo+coordinato%29
Categorie
news

Progetto scuola primaria

Eccolo il nostro Supereroe!

Farà conoscere a Mattia un paese dove i bambini sono meno fortunati.
Inoltre gli farà capire quanto l’educazione alla salute, unitamente ad alcuni strumenti per prevenire le malattie infettive, siano molto importanti.

È solo un accenno del racconto che si svilupperà sotto forma di fumetto, dedicato ai bambini della scuola primaria.

Vi invitiamo quindi a proporci un nome per il nostro Supereroe !

L’ideatore del nome prescelto riceverà direttamente a casa un piccolo omaggio.

Vi chiediamo inoltre di segnalarci eventuali istituti scolastici e/o insegnanti che potrebbero essere interessati al progetto.

È un onore per noi aver ricevuto il patrocinio da parte di ASST BERGAMO EST.

Non esitate a contattarci per qualsiasi info.

Per indicare il nome del Supereroe, entro il 27 Agosto, clicca qui :
info@rogervax.org

Categorie
Pillole

Le vaccinazioni nelle persone splenectomizzate

La milza è un organo situato nella parte sinistra del nostro corpo, sotto il diaframma e vicino a stomaco e pancreas. E’ un organo che pesa circa 2 etti, lungo circa 12 cm e largo 7 cm, che fa parte del sistema linfatico e pur non essendo un organo vitale (si può vivere senza milza) svolge importanti funzioni.

Anatomicamente è composta da una parte interna chiamata polpa bianca che ha la funzione di produrre globuli bianchi e una parte esterna, la polpa rossa, che rimuove le cellule del sangue morte o mutate, le cellule tumorali, batteri, parassiti.

Quindi possiamo dire che è un organo importante nella difesa dalle infezioni.

E’ però un organo molto fragile e in seguito a traumi (soprattutto incidenti stradali) spesso il chirurgo è costretto ad asportalo. L’intervento si chiama splenectomia. Oltre che alla situazione di splenectomia chirurgica vi sono numerose condizioni che possono determinare un mancato funzionamento della milza. In tal caso si parla di asplenia funzionale. E’ il caso ad esempio dei linfomi, leucemie, talassemia. Spesso infatti uno dei sintomi è l’ingrossamento della milza che il medico evidenzia alla palpazione dell’addome.

La condizione di splenectomia chirurgica o funzionale, in sostanza espone ad un maggiore rischio di infezioni batteriche da batteri capsulati, cioè di quei batteri che possiedono una capsula esterna che li rende più virulenti e più resistenti all’azione degli antibiotici. Sono più esposti anche a forme più virulente di influenza.

I batteri capsulati principali responsabili di infezioni nelle persone prive di milza sono lo Streptococcus pneumoniae (pneumococco), Neisseria meningitidis ed Haemophilus influenzae. Dal punto di vista clinico questi batteri possono dare quadri di polmonite, meningite e sepsi (infezione generalizzata) che possono portare a morte anche in breve tempo.

Per nostra fortuna abbiamo la disponibilità di vaccini contro questi batteri e se la vaccinazione è importante già a partire dall’infanzia e in categorie a rischio, (difatti sono contemplate nel piano vaccinale nazionale) lo è ancor più nei soggetti splenectomizzati.

Il vaccino contro lo pneumococco si avvale di 4 tipologie a seconda del numero di ceppi del battere dai quali ci protegge. Di pneumococco infatti non ne esiste solo un tipo ma circa 90 sierotipi. Però sappiamo quali sono i sierotipi più pericolosi per l’uomo in grado di portare ai quadri clinici sopracitati.  Ricordiamoci che lo pneumococco si trasmette per via aerea attraverso starnuti, colpi di tosse, goccioline di saliva. Non necessariamente chi infetta è ammalato, essendoci i portatori sani. Lo pneumococco si annida infatti nelle prime vie respiratorie. Un esempio sono le otiti nei bambini. Può accadere che in un bambino un’ otite mal curata o ignorata perché con scarsi sintomi, sia la porta d’accesso dello pneumococco alle meningi,  dando luogo a forme di meningite.

Vaccinarsi è quindi importante e le persone splenectomizzate, se non l’hanno già fatto, dovrebbero correre a vaccinarsi. Per i minori di 18 anni abbiamo a disposizione un vaccino 15-valente contro 15 sierotipi dello pneumococco e, nelle persone con più di 18 ,  un vaccino 20-valente contro 20 sierotipi.

Il vaccino è un vaccino sicuro, ormai ampiamente sperimentato, con pochi effetti avversi (nella maggior parte dei casi di scarso rilievo clinico), somministrato nel muscolo deltoide del braccio. Il numero di dosi dipende dall’età di somministrazione e dal quadro vaccinale antecedente la splenectomia. I servizi vaccinali del territorio possono fornire tutte le informazioni al riguardo.

Per le vaccinazioni contro il meningococco gli splenectomizzati dovrebbero fare 2 dosi del tetravalente ACWY a distanza di 2 mesi e il richiamo ogni 5 anni.

Dovranno effettuare anche la vaccinazione contro il meningococco B (due dosi a distanza di due mesi).

Per la vaccinazione contro l’haemophilus è sufficiente una dose.

Ogni anno dovrà essere ripetuta la vaccinazione antinfluenzale.

Negli splenectomizzati sono consigliati anche altri vaccini ma occorre valutare il quadro vaccinale, onde evitare di fare vaccinazioni inutili.

In conclusione l’invito è quello di vaccinarsi, un’azione semplice che ci può salvare la vita.

informazioni validate da un medico esperto

Categorie
Pillole

Le epatiti

Recentemente a seguito dell’alluvione in Emilia Romagna abbiamo visto le lunghe file di persone in attesa di vaccinarsi contro l’epatite A.

Le epatiti sono patologie infettive a carico del fegato e sono dovute ad agenti virali e batterici. Diversi virus possono determinare un’epatite. Classicamente i virus principali sono chiamati virus epatitici maggiori che determinano le seguenti tipologie di epatite:

  1. epatite A (HAV)
  2. epatite B (HBV)
  3. epatite C (HCV)
  4. epatite D (Delta, HDV)
  5. epatite E (HEV)

Queste epatiti si trasmettono in modo differente a seconda del tipo.

L’ epatiti A ha una trasmissione oro fecale, attraverso la contaminazione delle acque o degli alimenti. il contagio avviene generalmente da persona a persona e questa è la ragione per cui spesso si presenta in forma epidemica, soprattutto nelle comunità come le scuole e altri luoghi di aggregazione.

Le epatiti B e C si trasmettono per via parenterale o per via sessuale.  L’epatite Delta si trasmette allo stesso modo ma il  virus dell’epatite Delta per infettare le cellule epatiche richiede la presenza del virus dell’epatite B.  Quindi l’infezione si manifesta in soggetti colpiti anche da epatite B in contemporanea o in soggetti portatori del virus dell’epatite B. A volte l’epatite si può presentare in forma fulminante. In tal caso l’unico trattamento è il trapianto. L’epatite B nel 5-10% dei casi può cronicizzare ma se contratta nell’infanzia la percentuale aumenta fino al 50%. L’epatite C presenta percentuali di cronicizzazione decisamente superiori, attorno al 75%. L’evoluzione di un’epatite cronica è la cirrosi sulla quale successivamente si può sviluppare l’epatocarcinoma. L’epatite A non cronicizza mai.

L’epatite E si trasmette per via oro fecale ed è frequente nei paesi nei quali non c’è disponibilità di acqua potabile sicura. Il consiglio ai viaggiatori, non essendovi vaccino per tale forma di epatite è quello di consumare solo acqua in bottiglia (anche per lavarsi i denti). L’epatite E in  genere si autolimita e guarisce ma vi sono alcuni casi in cui può cronicizzare e in altri dar luogo a forme fulminanti.

Altri virus possono a volte causare un quadro di epatite di gravità variabile.  Questi sono definiti virus epatitici minori :

  1. citomegalovirus
  2. virus di Epstein-Barr
  3. virus Coxsackie
  4. herpesvirus.

La diagnosi si basa sugli esami sierologici e sul dosaggio dei markers delle diverse epatiti. Non sempre le epatiti danno sintomi. Non è infrequente che si scopra di avere un’epatite cronica effettuando esami per altri motivi. Ecco perché è importante vaccinarsi: le cosiddette infezioni inapparenti sono frequenti. E inconsapevolmente le possiamo trasmettere ad altri non sapendo di essere infetti.

Fortunatamente per alcune epatiti abbiamo a disposizione dei vaccini.

Vaccino contro l’epatite A

Vaccino contro l’epatite B

Vaccino associato A e B

Il vaccino dell’epatite B viene somministrato in tre dosi a partire dal terzo mese di vita insieme ai vaccini contro difterite, poliomielite, pertosse ed Haemophilus influenza di tipo b (vaccino esavalente) per concludere il ciclo entro il primo anno di vita. E’ obbligatorio.

E’ importante la vaccinazione già al terzo mese date le percentuali di cronicizzazione nelle infezioni dei bambini. Addirittura i neonati da madre positiva per l’epatite B vengono vaccinati il giorno stesso della nascita perché si è visto che ciò impedisce l’eventuale infezione stante che il virus viene trasmesso per via placentare. Nei casi di epatite trasmessa da madre positiva al virus la cronicizzazione può arrivare al 90%! Il vaccino ha un’efficacia molto alta, attorno al 95% e non ha praticamente controindicazioni. Gli effetti avversi sono quelli comuni agli altri vaccini. Esiste una forma potenziata di vaccino contro l’epatite B che viene effettuata agli emodializzati che sono a maggior rischio di infezione

Laddove il vaccino è stato introdotto su vasta scala si è osservato un decremento dei tumori epatici.

Il vaccino per l’epatite A è consigliato in persone con patologie epatiche croniche o a chi viaggia in paesi in cui l’epatite A è endemica per via delle scarse condizioni igienico sanitarie. In caso di riscontro di un caso in un ambiente comunitario, come una classe scolastica, è opportuno vaccinare in breve tempo i contatti stretti (compagni di classe, familiari) per evitare che si diffonda il contagio. Il vaccino consta di due dosi da somministrare a distanza di 6 mesi.

In soggetti mai vaccinati per entrambe le forme di epatite è disponibile un vaccino associato. Anche questo si utilizza prevalentemente nei viaggiatori in zone a rischio.

Ad oggi non esiste vaccino contro l’epatite C ma fortunatamente la scienza ha prodotto degli antivirali in grado di eradicare il virus dall’organismo. In Italia è attualmente in corso un piano di eradicazione dell’epatite C, attraverso lo screening e l’utilizzo di antivirali diretti.

informazioni validate da un medico esperto

Categorie
Uncategorized

Progetto Ciad